Archivio > Giornate per la vita
Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente
per la 28ª Giornata per la vita (5 febbraio 2006)
10 punti del massaggio:
RISPETTARE LA VITA
“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,1.4).
La Vita precede il creato e l’uomo: l’uomo – e con lui ogni realtà vivente – è reso partecipe della vita per un gesto di amore libero e gratuito di Dio. Ogni uomo è riflesso del Verbo di Dio. La vita è perciò un bene “indisponibile”; l’uomo lo riceve, non lo inventa; lo accoglie come dono da custodire e da far crescere, attuando il disegno di Colui che lo ha chiamato alla vita; non può manipolarlo come fosse sua proprietà esclusiva.
La vita umana viene prima di tutte le istituzioni: lo Stato, le maggioranze, le strutture sociali e politiche; precede anche la scienza con le sue acquisizioni. La persona realizza se stessa quando riconosce la dignità della vita e le resta fedele, come valore primario rispetto a tutti i beni dell’esistenza, che conserva la sua preziosità anche di fronte ai momenti di dolore e di fatica.
Chi non vuole essere libero e felice e non fa tutto il possibile per realizzare questa sua massima aspirazione? Ognuno ha racchiusa nel segreto del suo cuore la propria strada verso la libertà e la felicità. Ma per tutti vale una condizione: il rispetto della vita. Nessuno potrà conquistare libertà e felicità oltraggiando la vita, sfidandola impunemente, disprezzandola, sopprimendola, scegliendo la via della morte.
Questo vale per tutti, ma in modo speciale per i giovani, tra cui non manca chi sembra ricercare la libertà e la felicità con espressioni esasperate o estreme. L’uso pervasivo delle droghe, che in taluni ambienti sono così diffuse da essere considerate cose normali; l’assunzione di stimolanti nella pratica sportiva; le ubriacature e le sfide in auto o in moto e altri comportamenti analoghi non sono semplicemente gesti di sprezzo della morte, un gioco tanto infantile quanto incosciente. No, essi dicono soprattutto indifferenza per la vita e i suoi valori; scarso amore per se stessi e per gli altri.
Una società che tollera una simile deriva e non si interroga sulle cause e sui rimedi, o che la considera una malattia passeggera da prendere alla leggera, da cui si “guarisce” crescendo, non si rende conto della reale posta in gioco: chi da giovane non rispetta la vita, propria e altrui, difficilmente la rispetterà da adulto. È nostro dovere, perciò, aiutare quei giovani che si trovano in particolare disagio e difficoltà a ritrovare la speranza e l’amore alla vita, a guardare con fiducia e serenità a progetti di matrimonio e famiglia, a servire la cultura della vita e non quella della morte.
fattore importante che incide sulla vitalità e sul futuro della nostra società, ma tuttora trascurato, è sicuramente oggi quello demografico: sono molti i coniugi, infatti, che hanno meno figli di quanti ne vorrebbero. Ma, oltre alla mancanza di politiche organiche a sostegno della natalità, resta grave nel nostro Paese il problema della soppressione diretta di vite innocenti tramite l’aborto, dietro al quale spesso ci sono gravi drammi umani ma a cui, a volte, si ricorre con leggerezza. Vanno valorizzati quegli aspetti della stessa legge 194, che si pongono sul versante della tutela della maternità e dell’aiuto alle donne che si trovano in difficoltà di fronte ad una gravidanza. Davanti alla piaga dell’aborto tutti siamo chiamati a fare ogni sforzo per aiutare le donne ad accogliere la vita.
Il rispetto della vita, infatti, comincia dalla tutela della vita di chi è più debole e indifeso. Nessuno può dirsi padrone e signore assoluto della vita propria, a maggior ragione di quella altrui. Rispettare la vita, in questo contesto, significa anche fare tutto il possibile per salvarla. Quando pensiamo a un nascituro, vogliamo, perciò, pensare a un essere umano che ha il diritto, come ogni altro essere umano, a vivere e a ricercare la libertà e la felicità.
Rispettare la vita significa, ancora, mettere al primo posto la persona. La persona governa la tecnica, e non viceversa; la persona, e non la ricerca o il profitto, è il fine. Chiedere l’abolizione di regole e limitazioni che tutelano la vita fin dal concepimento in nome della libertà e della felicità è un tragico inganno, che produce al contrario la schiavitù e l’infelicità di chi lascia che a costruire il futuro siano da un lato i propri desideri soggettivi, dall’altro una tecnica fine a se stessa e sganciata da ogni riferimento etico. Occorre continuare un capillare e diffuso lavoro di informazione e sensibilizzazione per aiutare tutti a comprendere meglio il valore della vita, le potenzialità e i limiti della scienza, il dovere sociale di difendere ogni vita dal concepimento fino al suo termine naturale.
Se nel cuore cerchi la libertà e aspiri alla felicità, rispetta la vita, sempre e a ogni costo.
Roma, 21 novembre 2005
Presentazione della Beata Vergine Maria
Il Consiglio Episcopale Permanente
La vita umana viene prima di tutte le istituzioni, precede anche la scienza con le sue acquisizioni: la persona, e non la ricerca o il profitto, è il fine.
Legge 40/2004. In Italia si definisce l’embrione soggetto di diritto vietandone tra le altre cose la sperimentazione distruttiva, il congelamento degli embrioni, la clonazione terapeutica.
Prima della legge 40 l’embrione era privo di diritti, considerato alla stregua delle cose, vittima dei desideri dei ricercatori e dei capricci di chiunque. Un lungo e paziente lavoro parlamentare, sostenuto dall’impegno di migliaia di cittadini, scienziati, esperti ed associazioni, ha dato vita a una legge non perfetta, ma che garantisce la vita sin dal suo concepimento, come la ragione, prima di qualsiasi credo, ci spiega, anzi ci grida dall’inizio dei tempi. La legge 40 dopo aver resistito agli attacchi spesso subdoli degli oppositori ha ribadito, passando integra anche il recente referendum abrogativo, la tutela della salute della donna , la difesa dei diritti di tutti i soggetti giuridici, compreso l’embrione, e continua a promuovere la ricerca nel rispetto della vita.
La legge 40 ha anche aperto la strada alla Risoluzione del Parlamento europeo sui brevetti relativi alle invenzioni biotecnologiche. L’Europarlamento salva l’embrione dai brevetti. In questa importante risoluzione riguardante le biotecnologie, i Parlamentari Europei hanno chiesto di confermare il divieto di brevettare ogni forma di clonazione umana anche quella cosiddetta terapeutica ed espresso preoccupazione riguardo ai progetti di selezione del sesso degli esseri umani (Parlamento Europeo – 26 ottobre 2005)”
Legge 194/1978. Resta grave nel nostro Paese il problema della soppressione diretta di vite innocenti tramite l’aborto, dietro al quale, a volte, ci sono gravi drammi umani ma a cui, spesso, si ricorre con leggerezza. Anche la pillola RU486, recentemente pubblicizzata e sperimentata in Italia, è un prodotto chimico, potente antiormonale, che interrompe l’annidamento dell’embiorne nell’utero e provoca l’aborto. All’interno dei consultori pubblici vanno realizzate le norme per la tutela sociale della maternità e per la prevenzione dell’aborto, come recita il titolo stesso della legge. Il Movimento per la Vita, attraverso i CAV (Centri per Aiuto alla Vita) ha sottratto all’aborto negli ultimi 15 anni 38000 bambini. Nel 1994 è stato creato il Progetto Gemma per aiutare le madri in difficoltà. Nel giro di tre anni le adozioni sono circa 1500.
La famiglia è fondamentale per la tutela e lo sviluppo della vita. La qualità della vita familiare determina la qualità della vita dell’intera società.
Una famiglia “che funziona” è garanzia di accoglienza, educazione e sviluppo umano e sociale.
Su questi principi è nato il Forum delle associazioni familiari, che, in questi anni, con le 39 associazioni e i 20 comitati regionali che ne fanno parte, ha portato all’attenzione del dibattito culturale e politico italiano la famiglia come soggetto sociale.
Il Forum proseguirà con rinnovato impegno e immutata determinazione il proprio lavoro, cosciente di rappresentare un pezzo importante della società civile, cercando di dare voce alle famiglie italiane, ai loro bisogni e ai loro diritti. L’auspicio è dunque che le famiglie sempre più comprendano l’importanza e la forza che possono avere associandosi e collegandosi in rete. La famiglia, vera, grande, risorsa del nostro Paese, più uscirà dall’isolamento privatistico e più dimostrerà di essere viva e vitale, pronta a dare il proprio imprescindibile contributo alla costruzione di una società più
fraterna e a misura d’uomo.
Andrea Azzoni e Marco Gambarotti